Fattori e cure del tumore al seno

Il seno rappresenta per ogni donna il simbolo di femminilità, maternità, fertilità, ed ha grandi significati emozionali e psicologici per ciascuno di noi. Con il trascorrere degli anni però, è necessario fare attenzione per evitare l’insorgere di alcune problematiche importanti, quali i tumori.

Il tumore al seno, o carcinoma mammario è una malattia dovuta alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria, che si trasformano in maligne. Il seno è posto tra la pelle e la parete del torace ed è costituito da un insieme di ghiandole e tessuto adiposo. Le strutture ghiandolari, chiamate lobuli, sono unite tra loro a formare un lobo,  in un seno vi sono da 15 a 20 lobi. Il rischio di ammalarsi di carcinoma della mammella aumenta con l’aumentare dell’età, con una probabilità di sviluppo di cancro al seno del 2,3% fino all’età 49 anni (1 su 43 donne), del 5,4% nella fascia di età 50-69 anni (1 su 18 donne) e del 4,5% nella fascia di età 70-84 (1 su 22 donne)

Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne e acquisiscono la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere quelli circostanti e, col tempo, anche organi più lontani.

Vediamo adesso quali sono i possibili fattori di rischio modificabili :

Fattori riproduttivi 

Una lunga durata del periodo fertile, con un menarca precoce ed una menopausa tardiva e quindi con una più lunga esposizione dell’epitelio ghiandolare agli stimoli proliferativi degli estrogeni ovarici; la nulliparità, una prima gravidanza a termine dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno.

 Fattori ormonali 

Incremento del rischio nelle donne che assumono terapia ormonale sostitutiva durante la menopausa, specie se basata su estroprogestinici sintetici ad attività androgenica; aumentato rischio nelle donne che assumono contraccettivi orali.

 Fattori dietetici e metabolici 

L’elevato consumo di alcool e di grassi animali ed il basso consumo di fibre vegetali sembrerebbero essere associati ad un aumentato rischio di carcinoma mammario. Stanno inoltre assumendo importanza la dieta e i comportamenti che conducono all’insorgenza di obesità e di sindrome metabolica. Bisogna quindi mantenere il  peso nella norma, svolgere attività fisica, evitare il consumo di alcolici e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali (frutta e verdura, in particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori).

Tra i fattori di rischio non modificabili troviamo:

Pregressa radioterapia 

specialmente se prima dei 30 anni d’età e precedenti displasie o neoplasie mammarie.

 Familiarità ed ereditarietà 

Il 5%-7% dei carcinomi mammari risulta essere legato a fattori ereditari, 1/4 dei quali determinati dalla mutazione di due geni: BRCA-1 e BRCA-2: nelle donne portatrici di mutazioni del gene BRCA-1 il rischio di ammalarsi nel corso della vita di carcinoma mammario è pari al 65% nelle donne con mutazioni del gene BRCA-2 pari al 40%.

Altri fattori ereditari sono rappresentati da:

 Mutazioni del gene ATM (Ataxia Telangiectasia Mutated ) o del gene CHEK28,9 Mutazione del gene PALB210- Sindrome di Li-Fraumeni (mutazione di p53) Sindrome di Cowden (mutazione del gene PTEN) Atassia-teleangectasia, sindrome di Peutz-Jeghers.

Molto importante è la diagnosi precoce del tumore mammario, vediamo allora insieme come riconoscere alcuni segnali e sintomi che devono creare dei sospetti.

-Tumefazione del seno

-Fovea cutanea 

-Retrazione del capezzolo 

-Secrezione anomala dal capezzolo 

-Erosione del capezzolo

-Tumefazione ascellare ulcerazione e dolore

-Asimmetria tra le mammelle 

-Nodulo palpabile, specialmente se di consistenza duro-lignea e forma non regolare.

Soltanto uno di questi segnali deve farci ricorrere ad eseguire una ricerca più approfondita.

Importantissima risulta allora una diagnosi precoce per ridurre la mortalità da carcinoma mammario e per aumentare le opzioni terapeutiche:

  • Una semplice mammografia può diagnosticare un carcinoma mammario in uno stadio precoce di malattia, quando il trattamento può essere più efficace e molto elevata la possibilità di ottenere guarigioni.

-L’ecografia è un esame molto utile in particolare per esaminare il seno giovane. Si consiglia di farvi ricorso, su indicazione del medico, in caso di comparsa di sintomi o noduli.

-È inoltre buona abitudine fare una visita del seno presso un ginecologo o un medico esperto almeno una volta l'anno, indipendentemente dall'età.

Infine, l'autopalpazione: è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno. La sua efficacia in termini di screening è però molto bassa: questo significa che costituisce un di più rispetto alla sola visita e alla mammografia a partire dall'età consigliata, ma non può sostituirle.

La diffusione su larga scala in Italia dei programmi di screening mammografico, ha contribuito a determinare una riduzione della mortalità specifica.

 Nei programmi di screening è prevista una mammografia con cadenza biennale in tutte le donne dai 50 ai 69 anni d'età. 

Nelle donne ad alto rischio per importante storia familiare di carcinoma mammario o per la presenza di mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2, i controlli mammografici dovrebbero essere iniziati all’ età di 25 anni o 10 anni prima dell’età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane.

 La risonanza magnetica mammaria annuale è raccomandata, in aggiunta alla mammografia annuale, per le pazienti con mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2.

Come curarsi

In linea generale, una volta diagnosticato un tumore al seno, la maggior parte delle donne viene sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati.

Se possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, ovvero a interventi chirurgici che mirano a “salvare” il seno, rimuovendo solo la parte in cui si trova la lesione. Questa tecnica è chiamata anche quadrantectomia (o ampia resezione mammaria) e consiste nell’asportazione del tessuto mammario che circoscrive la neoplasia.

Talvolta è necessario asportare più di un quadrante di seno: in questo caso si parla di mastectomia parziale o totale a seconda della quantità di tessuto prelevato nell’intervento.

 In molti casi oggi è possibile salvare il capezzolo e gran parte della cute con la tecnica della mastectomia che conserva il complesso di areola e capezzolo. La zona areolare viene protetta con una dose di radioterapia mirata che può essere erogata direttamente in sala operatoria o nei giorni successivi.

La chirurgia ha un ruolo importante anche nel determinare la diffusione della malattia ai linfonodi ascellari. Asportando e poi analizzando i cosiddetti linfonodi sentinella, ovvero i primi linfonodi ascellari ai quali si può diffondere la malattia, i medici sono in grado di individuare l’eventuale presenza di cellule tumorali in tali linfonodi e definire così se sia necessario procedere alla rimozione completa o parziale di tutti i linfonodi ascellari (linfadenectomia o “svuotamento ascellare”).

Che la chirurgia sia conservativa o si tratti di una mastectomia, si può procedere comunque alla ricostruzione del seno.

Grazie ai progressi diagnostico/terapeutici, alla disponibilità di nuovi farmaci antitumorali , alle migliori terapie di supporto, alla migliore integrazione delle terapie sistemiche con le terapie locali, la mortalità appare in calo in tutte le classi di età, soprattutto nelle donne con meno di 50 anni, attribuibile alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce e quindi all’anticipazione diagnostica e anche ai progressi terapeutici.

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